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disoccupazione, rallentamento della crescita, recessione, referendum in olanda, riduzione dei consumi, ritorno al socialismo in francia, tagli della spesa pubblica
L’austerità è un progetto delirante
L’opposizione alla burocrazia tecnocratica si rafforza un giorno dopo l’altro, perché l’uomo non può esere ridotto a un mezzo di produzione e l’economia a un codice alfanumerico.
Pensare di gestire i flussi economici con una serie interminabile di operazioni contabili è la strada maestra per ottenere il collasso economico della UE. L’unificazione europea non può nascere che dalla volontà di milioni di cittadini che perseguono lo stesso disegno economico-politico-sociale. E non può essere ridotta a un gruppo di persone costrette ad aderirvi con il ricatto e il ricorso all’uso della forza.
Un discreto numero di Paesi ha deciso di respingere il progetto o indire un referendum o consultare il parlamento o ritornare alla moneta nazionale o rifiutare ulteriori misure di austerità. Persino negli Stati Uniti otto Nobel si sono dichiarati contrari a un progetto che sarebbe visto come la causa del collasso economico definitivo dell’occidente.
Solo l’Olanda e la Francia, tuttavia, hanno avuto il coraggio di adottare una soluzione radicale.
Il leader della destra olandese sostiene che l’euro è un progetto fallito, perché la sua scelta comporta sacrifici più grandi di quelli che sarebbero necessari nell’ipotesi di un ritorno alla moneta nazionale. Ha aggiunto, inoltre, che, dal momento in cui è stato introdotto, la crescita economica è rallentata e nel contempo i consumi sono calati. Ha chiesto, infine, di indire un referendum per capire se il suo Paese preferisce tornare al fiorino.
La richiesta è stata accolta con entusiasmo dai suoi concittadini, perché l’Olanda ha un disoccupato ogni 15 persone in età lavorativa ed è stata colpita dalla recessione, per cui sarà costretta a operare pesanti tagli dell spesa sociale.
Holland ha affermato che il pareggio di bilancio è un attacco alla sovranità e alla democrazia degli Stati, aggrava l’ingiustizia sociale e, se nessuno porrà un freno all’arroganza senza limiti dei banchieri, finirà per scatenare rivolte che da un momento all’altro potrebbero sfociare in vere e proprie insurrezioni.
Il rischio che il progetto della Merkel possa fallire è dunque tutt’altro che remoto.
Le contestazioni saranno sufficienti a far esplodere il dissenso che nella maggior parte degli altri Paesi europei cova sotto la cenere?
Non possiamo che augurarci che si ridestino una volta per tutte dal sonno della ragione in cui sono piombati da un ventennio, per dare il colpo finale alle misure di austerità volute dalla Merkel.